Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Quella vela senza timone

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Il fenomeno più eclatante delle elezioni europee, data la storica posta in gioco, ovvero il destino di un continente minacciato dalla guerra, è l’astensionismo. Forse di questo bisognerebbe discutere, cercandone le radici.

Si calcola che coloro che frequentano i social ammontino a cinque miliardi, ovvero il 60 per cento della popolazione mondiale. Cinque miliardi di “individui interconnessi”, i cui valori, umori e giudizi, cioè, si mischiano in una Rete che non ha confini. Che non ha più i confini al cui interno, storicamente, si erano costruiti i valori, gli umori e i giudizi della gente comune: e cioè la famiglia, la condizione sociale, la comunità religiosa, la scuola, le istituzioni statali, le nazioni, le ideologie politiche, i partiti. Da quei contesti gli individui avevano ricavato le informazioni necessarie per orientare i comportamenti, dando vita, nell’esperienza occidentale, a una libera opinione pubblica. E l’opinione pubblica era stata la preziosa coscienza critica dei sistemi politici e sociali vigenti. Una sorta di guardiano con il quale avevano dovuto fare i conti i poteri costituiti.

Oggi molti di quegli ambiti - dalla famiglia ai partiti - appaiono indeboliti, depotenziati o dissolti. E anche la tradizionale opinione pubblica si trasfigura, esprimendosi nei valori, negli umori, nei giudizi che circolano sul web, che viaggiano nei territori della comunicazione telematica, nelle sterminate praterie apolidi e post-ideologiche dei social.

Una recente inchiesta, condotta sugli utenti di Facebook in Europa, America Latina e Asia, conferma quel che ormai è noto a tutti. E cioè che il popolo dei social non presta attenzione a quanto dicono i media tradizionali (stampa e televisioni) e tanto meno a quanto dicono i politici. Che attinge le proprie informazioni nello stesso mare magnum del web. Informazioni non verificabili, spesso non attendibili, talvolta manipolate ad arte. Un cane che si morde la coda.

Il rischio epocale è che l’opinione pubblica diventi una vela senza timone, incapace di tenere la rotta, soggetta passivamente al cambiare dei venti, inconsapevole di fronte all’approssimarsi della tempesta.