Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

La colf e la militante

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Anna era una gran lavoratrice, puntuale, discreta, sempre sorridente. Portava sulle sue spalle il peso della famiglia, un marito disoccupato, due figli piccoli.

Ma, in quei mesi, sembrava inquieta. Le chiesi perchè. Mi spiegò che era tra gli assegnatari di un’abitazione del Comune. Una casa tutta sua, un sogno. E lei, nel giorno libero, aveva preso l’abitudine di andare sul cantiere, guardava da lontano gli operai che montavano infissi e termosifoni, che davano l‘ultima mano di bianco. Dopo una lunga attesa, stava per arrivare il suo turno, il momento della consegna si avvicinava. La nuova vita. Era colma di gioia, sebbene la esprimesse con quel misto di timidezza e timore che è tipico di chi non è abituato alla buona sorte.

Poi tutto finì. Un giorno, trattenendo le lacrime, Anna mi disse che l’appartamento era stato occupato. Sorrideva mestamente, come se lo avesse sempre saputo. Fui io che mi indignai.

“Sì, lo confesso, sono stata una militante del movimento di lotta per la casa”, ha dichiarato orgogliosamente Ilaria Salis, neodeputata europea eletta nelle liste della sinistra, rivendicando le occupazioni abusive. Anna nel frattempo non c’è più, è finita qualche anno fa, naturalmente senza casa. Ma, se ci fosse ancora, penso che sarebbe rimasta in silenzio. Fatalista o, meglio, realista. Consapevole che anche i diritti, spesso, sono una chimera.