Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

L’Europa e le sue nazioni

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In uno splendido articolo sul “Corriere della Sera”, Ernesto Galli della Loggia ricorda i caratteri plurisecolari che, innervati dal lascito ebraico-cristiano e dal lascito greco-romano, rendono l’Europa un pezzo di mondo diverso da tutti gli altri. La presenza delle croci che costellano i suoi paesaggi e il suono delle campane che ne interrompe il silenzio. Le piazze che unificano i suoi centri urbani e il tempo ritmato dalle settimane e dalle domeniche, santificato dalla Pasqua e dal Natale. E la separazione tra politica e religione. E la comunità senza confini delle arti e dei dotti. E le svolte epocali dell’illuminismo e della rivoluzione scientifica, ovvero diritti, democrazia, industria, capitalismo.

E poi, però, l’invenzione degli Stati moderni, con le loro politiche di potenza, e, in seguito, l’esplosione degli Stati nazionali, con la loro idea di sovranità popolare, con l’incontro tra cultura di élite e cultura delle masse, con l’emergere di comunità che si riconoscono in un medesimo passato e in un medesimo destino. Comunità irriducibili, territori intoccabili.

Come dire che il pezzo di mondo chiamato Europa ha una forte identità continentale, ma ha, al tempo stesso, forti identità nazionali. Ha prodotto una splendida civiltà, ma ha prodotto, al tempo stesso, grandi conflitti, guerre di religione, guerre fra Stati, guerre fra nazioni, guerre fra contrapposte ideologie.

Ed è questo, oggi, il nodo irrisolto di quell’Unione Europea che ci ha chiamato a eleggere il suo Parlamento. Cosa vogliamo? Un’Europa che valorizzi politicamente e istituzionalmente i suoi tratti comuni e la sua identità, fino ad ambire agli Stati Uniti d’Europa? O un’Europa che non rinunci alla pregnanza attuale delle proprie differenze storiche e rivendichi perciò la vitalità dell’Europa delle nazioni?

Come che sia, si tratta di un’alternativa troppo densa e stratificata nel tempo per ridurla a un referendum tra europeismo e sovranismo.