Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

E se invece servisse più Stato?

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La “guerra civile” sull’autonomia differenziata è un classico esempio di politica politicante. Nessuno ha le carte in regola. La sinistra grida all’Italia spaccata in due, ma fa finta di non ricordare che la riforma del Titolo V fu opera sua. La Lega saluta l’approvazione del Ddl come “una giornata storica”, ma sa che i tempi per l’attuazione della legge saranno lunghi. Il ceto politico meridionale denuncia “la secessione dei ricchi”, ma dimentica che le Regioni del Sud hanno avuto storicamente molti soldi dallo Stato e dall’Europa e spesso li hanno spesi male o non sono riuscite neppure a spenderli. I governatori del Nord, dall’altra parte, giocano con il miraggio dell’autogoverno, lamentando un contributo al Pil che penalizzerebbe i loro territori e illudendosi di essere uno Stato nello Stato.

Ma forse la domanda da farsi è tutt’altra. Forse, al di là della simmetrica demagogia di sinistra e destra, bisognerebbe chiedersi se l’alternativa non sia tra più o meno poteri territoriali, ma tra più o meno poteri centrali. Servono, cioè, Regioni più forti o serve uno Stato più forte?

Certo è che il paese ha spesso sperimentato i problemi della dispersione territoriale delle competenze, anche quando si trattava di questioni di assoluta rilevanza nazionale. Come nell’emergenza Covid, affrontata con efficacia solo grazie all’approccio centralistico del governo Draghi. O come nel cronico fenomeno delle migrazioni sanitarie, che stride clamorosamente con la presunta eguaglianza delle sanità regionali. Inadeguatezze, difetti strutturali, errori politici di cui l’autonomia differenziata sembra non tener conto. Il Ddl approvato dal Parlamento, per dirne una, devolverebbe alle Regioni ulteriori competenze in materia ambientale, frammentando la gestione di fiumi, estensioni boschive, habitat animali che appaiono evidentemente incompatibili con i confini amministrativi del paese. Ridurre a dimensione locale un elemento transnazionale come l’energia, ha rilevato Giulio Sapelli, è assurdo. La prospettiva di veder negoziare interessi, poteri e consensi su materie come l’eolico, il fotovoltaico, il ciclo dei rifiuti, che richiederebbero scelte unitarie, preoccupa anche coloro che non partecipano alla guerra tra “sudisti” e “nordisti”. Come Chicco Testa. Oggi, sulla gestione dei rifiuti, si registrano modelli regionali differenti, risorse impiantistiche differenti, tassi di esportazione differenti, rileva Testa. Ha senso accrescere le diversità? O sarebbe opportuno rendere più omogenee le politiche delle singole Regioni, naturalmente prendendo esempio dalle più virtuose?

Ma nè la sinistra, nè la destra chiedono più Stato. Le Regioni sono grumi di potere intoccabili e nessun partito oserebbe mai proporne un ridimensionamento. Meglio buttarla in rissa. Meglio inventarsi la guerra civile tra Nord e Sud.