Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Ma l’Italia non è la Slovacchia

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No, l’Italia non è la Slovacchia del pensionato che attenta alla vita del premier perché non ne condivide la politica. Nè ha sofferto le aggressioni a uomini pubblici che si sono verificate in Francia, Germania, Olanda. Forse è più saggia. Forse il fascismo ci ha vaccinato da ogni tentazione autoritaria. E gli “anni di piombo” da ogni indulgenza verso la violenza politica. Qui, dopotutto, anche le furibonde piazze del Vaffa si sono in breve normalizzate.

Ciò nonostante, il discorso pubblico italiano alza continuamente i toni. Agita fantasmi minacciosi. Profetizza sciagure.

Fu questa la linea di Giorgia Meloni, quando, dai banchi dell’opposizione, si scagliava contro i governi tecnici come fossero la longa manus di chissà quali poteri forti e vedeva perfino nei vaccini l’ombra di uno Stato liberticida. Acqua passata. Giunta a palazzo Chigi, Meloni ha cambiato registro. Meglio così.

Ma è questa, ancora oggi, la linea della sinistra. Il paese, a sentire Elly Schlein, è impegnato in una guerra strenua tra chi minaccia la costituzione e chi la difende, chi progetta svolte “ungheresi” e chi lotta per la libertà. Un vero e proprio mantra. Che si parli di premierato o di autonomia differenziata, di riforma della giustizia o di Rai, i toni sono sempre gli stessi. Ed è un peccato, perchè ci sarebbe invece molto da discutere sulle politiche della destra. Ma, appunto, servirebbe discutere nel merito, non alzare le barricate dell’allarmismo.