No, Napoli non è il migliore dei mondi possibili. E fa bene Biagio de Giovanni a ironizzare sul sindaco-Pangloss. Ma era forse più esaltante l’Italia di Renzi che per certi versi avremmo dovuto preferire? Qui Rousseau. Lì Bonaparte. A Napoli il modello decrescitista “che nulla si muova”. A Palazzo Chigi quello decisionista, ma declinato in chiave vagamente borbonica, tipo “facimm’ammuina”.
Eppure, concentrati nel tiro al piccione, presi nel non fare sconti al sindaco napoletano, perfino per un lungomare senza auto rivelatosi comunque una sorpresa per i turisti, ci siamo bevuti tutte le storie raccontateci dal premier : da quella stile giardino incantato, con il commissario di Bagnoli che in pochi giorni avrebbe risolto tutto, balneazione estiva e sorvolo in funivia compresi; a quella da film d’azione, con il lanciafiamme che avrebbe eliminato i cattivi del Pd; passando per quella evocativa di Campania Felix, con i fiumi di euro che, rigogliosi, avrebbero attraversato il capoluogo. Favole, appunto.
Nel frattempo, invece di denudare il re-sindaco, il giovane rottamatore è riuscito nell’ineguagliabile impresa di rivalutarlo ai nostri occhi . Lo ha fatto contrapponendogli come modello ora una principessa di passaggio, questa sì, invisibile: ora un venditore salernitano di fritture di pesce: quest’ultimo, poi, contro un Masaniello verace, cioè contro un pescivendolo professionista!
Di conseguenza, i napoletani – che altro potevano fare?- si sono tenuti quello che avevano : un sindaco che, comunque sia, non sarà certo ricordato per i cumuli di immondizia agli angoli delle strade. Quanto ai ragazzi perduti delle “paranze”, c’è stato qualcuno tra noi che in questi ultimi mille giorni ne abbia trovato traccia nello storytelling renziano? Io no, e sono certo: neanche Biagio de Giovanni.
© Marco DemarcoEditorialista Corriere della Sera