Questo breve intervento non intende approfondire la più ampia problematica urbanistica e di assetto territoriale dell’intera area di Bagnoli, all’interno della quale sono presenti ampi spazi da recuperare ( complesso ex Italsider e area ex Nato ) e strutture di grande rilievo, come la Mostra d’Oltremare, gli impianti sportivi, le organizzazioni per l’entertainement. Lo scopo, più limitato, è quello di considerare le ragioni principali di situazioni di paralisi che si protraggono da tempi ormai immemorabili.
Riferendoci in particolare all’area di Bagnoli ex Italsider, possiamo osservare che il mancato compimento di un progetto molto impegnativo, elaborato più di venti anni fa, è da ascrivere all’impossibilità di conciliare tre esigenze fondamentali e complementari. Le tre esigenze da soddisfare congiuntamente erano la sostenibilità economica del progetto, la visione realistica dell’utilizzo finale dell’area, il rispetto di vincoli urbanistici compatibili con le esigenze precedenti.
Il piano originario era e si è dimostrato impraticabile perché intriso di ideologie populiste ( basti pensare all’immenso parco da allestire per il popolo ), privo di serie valutazioni economiche ( vedi l’inconsistenza economica del planovolumetrico di complemento al progetto ) e carico di vincoli urbanistici che, nel rispetto di tutele generali, rappresentavano in pratica l’ostacolo principale all’attuazione del progetto stesso.
Nel tanto, troppo tempo trascorso inutilmente nessuno è riuscito a creare condizioni che dessero effettiva e concreta sostanza urbanistica ed economica ad un disegno che, tra vari fallimenti, è purtroppo rimasto solo tale. La speranza di oggi è che i problemi dell’area siano finalmente affrontati in modo realistico ed efficace.
Indubbiamente, bisogna riconoscere che questi problemi, da una parte, si sono complicati e, dall’altra però hanno ricevuto un nuovo impulso. La complicazione è derivata dal moltiplicarsi degli stakeholder in campo, che attualmente sono rappresentati dal Governo, dal Commissario straordinario, dal Soggetto attuatore, dalla curatela fallimentare e, non ultimo, dal Comune di Napoli. Interlocutori tutti tra i quali, data la complessità dei problemi da risolvere, dovrebbe svilupparsi la massima collaborazione, mentre in realtà sia il Comune sia, sotto certi aspetti, la curatela sembrano purtroppo concorrere a ritardare l’avvio del progetto. Di contro l’elemento positivo è certamente la discesa in campo, anche se fino ad ora molto lenta nei tempi, del Governo centrale, che sul piano delle intenzioni appare deciso ad affrontare seriamente la questione.
In questo quadro complessivo, i dubbi di fondo riguardano in particolare la posizione del Comune che, dopo un periodo di totale rimozione del problema, rivendica ora il rispetto del suo ruolo di leadership, con l’effetto negativo di rendere più difficile e certo più lontano ogni possibile intervento sull’area. Questo significa, in termini più concreti, non potere , ad esempio, impiegare i primi 50 milioni di euro già destinati alla bonifica, che si potrebbero tradurre immediatamente nel dare lavoro almeno a 1.000 occupati per un anno. Tutti dovrebbero avvertire la responsabilità, in un territorio caratterizzato più di altri da una crisi economica ed occupazionale epocale, di utilizzare le risorse disponibili e sollecitarne di aggiuntive.
E’ chiaro, peraltro, che il successo di un progetto di valorizzazione così complesso poggia anche sugli investimenti privati , ma questi ultimi, per essere attivati, debbono col legarsi alla valutazione positiva di un disegno che in passato appariva ed era economicamente irrealizzabile. E’ necessario, dunque, che il soggetto attuatore ridisegni un piano credibile mettendo a frutto soprattutto le potenzialità turistiche dell’area e riduca il rischio di allestire strutture e spazi pubblici che non potranno essere manutenuti e sorvegliati adeguatamente . Occorre , peraltro, puntare ad un giusto equilibrio tra vantaggi per i cittadini di Bagnoli e per i turisti, tra preesistenze da conservare e novità che siano significative per il progresso di un’area da collegare meglio alle altre strutture presenti in zone limitrofe. In altre parole, e per concludere, bisogna far crescere il grado di realismo, accelerare il percorso attuativo e sgombrare il terreno da ideologie populistiche che mal si conciliano con i veri problemi da risolvere per recuperare in tempi non biblici, visti quelli che sono già trascorsi, un pezzo importante della città di Napoli.
© Sergio SciarelliOrdinario di Economia e Gestione delle Imprese – Federico II