La stazione di Liegi di Santiago Calatrava è tra i migliori esempi di una
generazione d’infrastrutture ferroviarie che si sta definitivamente
lasciando alle spalle la tecnologia “pesante”, che dall’epoca del vapore in
poi, ha ipotecato questa tipologia architettonica.
Il progettista resta fedele ad alcuni dei suoi stilemi più tipici e apre
ventagli di vertebre e costole cementizie che formano un’ossatura dagli
infiniti elementi.
L’enfasi, vera pietra d’inciampo delle grandi infrastrutture, è abilmente
schivata dal sapiente uso della luce che, filtrata dal vetrocemento,
attraversa la struttura e la smaterializza. Come in altre opere di
Calatrava si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un grande organismo
zoomorfo. Ma in questo caso, smussate le spigolosità tipiche di altre
opere, siamo di fronte ad una sorta di complesso organismo dalle palpebre
trasparenti.
Organismo o, a seconda della prospettiva, grande onda che sale dal fascio
dei binari, s’increspa raggiungendo l’apice in una cresta arrotondata e
riguadagna dolcemente il piano di campagna.
Alle qualità formali il progetto di Calatrava aggiunge un’elevata
funzionalità: facilità di accesso, collegamento diretto con la rete viaria,
miglioramento del servizio ferroviario anche per il traffico più lento,
miglioramento dei servizi annessi alla stazione.
L’asse della nuova stazione è stato spostato di 150 metri al di là della
Mosa, il fiume tante volte evocato da Simenon, per ottenere maggiore spazio
per le banchine e una migliore accessibilità alla struttura.
La nuova collocazione ha portato a un completo ammordenamento di tutta la
tratta ferroviaria che attraversa Liegi e come spesso avviene queste
architetture dalle potenti seduzioni visive diventano elementi
catalizzatori del rilancio turistico.
Liegi non è più solo un nodo strategico delle comunicazioni nel Nord Europa, ma grazie alla stazione di Calatrava che ha dato l’abbrivio, una città ex mineraria che si è rapidamente riconvertita in polo turistico e culturale.