Si sbloccano le grandi opere, si semplificano le procedure, si razionalizza il mercato, cresce l’occupazione. Una girandola di miliardi. Giuseppe Conte lo annuncia nelle sue chiacchiere televisive. Paola De Micheli giura che i relativi commissari saranno nominati al più presto. Tout va très bien, Madame la Marquise.
Ma naturalmente non è vero. Mancano quasi tutti i provvedimenti attuativi. I commissari non ci sono. Il miraggio di strade, ferrovie, dighe rischia di aggiungersi al miraggio delle oltre settecento opere che attendono da anni di essere ultimate. E grava l’incognita dei tempi. Se sarà il Recovery Fund a finanziare le meraviglie promesse dai giallorossi, bisognerà rispettare i tempi europei. Quelli cioè che i fondi strutturali non hanno mai rispettato.
Si dirà che è la solita Italia incatenata dalle infinite procedure, dalla mannaia della magistratura, dalla riluttanza degli amministratori a mettere una firma. Con, in più, la disarmante sicumera di chi ci governa.
© Paolo MacryProfessore Emerito, Federico II