Le zone economiche speciali per un nuovo sviluppo: il ruolo strategico dei porti meridionali

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La riforma della governance nei sistemi portuali - attuata recentemente nel nostro Paese - ha avviato un percorso di rilancio dell’economia marittima, che si completerà se saranno costruite misure di politica economica capaci di legare strettamente la portualità alla riorganizzazione del tessuto economico, al rilancio della produttività totale dei fattori, alla ripresa di competitività dell’industria e della logistica italiana sui mercati internazionali.

Questo nesso strategico vale in particolare per le regioni meridionali, che hanno vissuto ancor più intensamente il passato decennio di crisi economica e che debbono essere la leva fondamentale per far ripartire un ciclo di crescita. Il Sud ha perso, dal 2007 ad oggi, quasi un terzo della capacità produttiva, ed è possibile generare una ripresa strutturale dell’intero Paese solo se ripartiranno gli investimenti nella industria manifatturiera del ventunesimo secolo.

Dopo la crisi economica del 2007, il divario territoriale nel nostro Paese si è dilatato. Solo di recente cominciano ad emergere, in alcune aree del Mezzogiorno, segnali di inversione di tendenza, che vanno incoraggiati e rafforzati. Serve una accelerazione che non può essere data solo dalle forze endogene del mercato. Va rinnovata la cassetta degli attrezzi della politica economica.

Qualche segnale va nella giusta direzione. Dopo gli ultimi decenni nei quali le misure di intervento per il Mezzogiorno erano state bandite dal vocabolario della politica economica italiana, finalmente si assiste ad una rinnovata attenzione verso la questione meridionale. Il 12 agosto 2017 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 91, concernente disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, convertito con legge n. 123 il 3 agosto 2017. Tra gli interventi previsti, sono state istituite le zone economiche speciali (ZES).

Per ZES si intende una zona geograficamente limitata e chiaramente identificata, nella quale le aziende già operative, e quelle che si insedieranno, potranno beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo. Proprio per le caratteristiche di tale legislazione, essa deve essere limitata alle aree di intervento per la coesione territoriale della Unione Europea.

A fine febbraio 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dpcm che ha definito criteri e metodi per la costituzione delle zone economiche speciali. Le Regioni Campania e Calabria hanno approvato il Piano di sviluppo strategico, trasmettendo la richiesta di costituzione della ZES al Governo, che a maggio scorso ha approvato il dpcm di istituzione delle due zone economiche speciali, registrato presso la Corte dei Conti ed ora in attesa di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

La misura di incentivazione fiscale consiste nella esenzione dal credito di imposta per singoli investimenti sino a 50 milioni di euro, con una taglia di interventi di ampliamento della capacità produttiva che si concentra quindi sulla media dimensione.

Le regioni possono decidere anche strumenti aggiuntivi per l’attrazione degli investimenti: la Campania ha preannunciato che prevederà cinque anni di esenzione dal pagamento dell’IRAP alle imprese che decideranno di insediarsi entro il perimetro della zona economica speciale.

Le ZES si sono affermate nel mondo come laboratori per l’attrazione degli investimenti e come incubatori di innovazione, capaci di promuovere lo sviluppo produttivo ed occupazionale. La storia delle ZES ha conosciuto una rapida accelerazione negli ultimi decenni, anche per contrastare la crisi emersa a partire dal 2007. Oggi esistono nel mondo oltre 4.500 zone economiche speciali, istituite in più di 135 Nazioni, che contribuiscono al mantenimento di circa 70 milioni di posti di lavoro. Nella sola Unione Europea esistono formalmente 16 ZES operative, di cui 14 in Polonia.

Con le ZES si apre una nuova stagione per le politiche di sviluppo nel Mezzogiorno. Né incentivi a pioggia, né intervento diretto dello Stato nell’economia. Le forze produttive potranno contare una cornice di maggiore competitività determinata da strumenti di semplificazione, crediti di imposta adeguati per la realizzazione di investimenti, contiguità ad aree già dotate di infrastrutture e di servizi per la logistica.

I porti saranno, assieme ad i retroporti ed alle strutture logistiche, l’asse strategico di questo intervento di politica industriale. Ai Presidenti delle Autorità di Sistema è affidato dalla legge anche il compito di guida del Comitato di Indirizzo chiamato a governare la zona economica speciale, nel quale saranno presenti anche un delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministro, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e della Regione.

Per il Comitato di Indirizzo della ZES campana, la Regione ha individuato come proprio componente il Presidente della Unione Industriali di Caserta, Luigi Traettino. Si attende ora la nomina dei due rappresentanti di Governo per le ZES istituite della Campania e della Calabria. Il segretario generale della Autorità di Sistema sarà chiamato a svolgere la funzione di segretario del Comitato stesso. Per rendere pienamente operativa la ZES, oltre alla completa composizione del Comitato di Indirizzo, manca il dpcm che il Governo deve emanare per la semplificazione amministrativa, che costituisce un fattore attrattore di significativa importanza per le imprese.