Una città incapace di mediazioni

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La città non è un luogo spaziale né una condizione materiale. La città è una funzione: la funzione fondamentale della vita sociale, perché non esiste società dove non esiste mediazione, strategia di collegamento fecondo fra soggetti diversi. Mediare, nel senso profondo e autentico della parola, è precisamente fare da medium, da trait d’union in modo non passivo ma attivo. In tal senso la città è il vivente processo attraverso cui, con sempre maggiore complessità, entrano in comunicazione fattiva individui e gruppi d’individui diversi, e perfino di epoche varie, riuscendo i soggetti attuali a conservare nella propria forma le tracce degli antichi. Il passato sopravvive nel presente e chiede la propria parte nella condivisione del destino della città.

Napoli ha mirabilmente esercitato la funzione di città per oltre 23 secoli, di volta in volta ponendosi come centro di complicate mediazioni culturali, sociali e politiche. Episodio estremo è la Repubblica Napoletana del 1799. Vi si sperimentò, come un nuovo modello di mediazione, la comunicazione partecipata. Affinché il dibattito e le decisioni della vicenda rivoluzionaria fossero comprensibili al popolo minuto, e si superasse la separatezza tra i capi, che parlavano la lingua colta, e i ceti più umili, e la rivoluzione non fosse l’espressione esclusiva di un’aristocrazia intellettuale isolata ma il moto cosciente della città, si progettò perfino di stampare il giornale quotidiano in dialetto.

Credo che gran parte dei problemi esplosi con l’unità di Italia e tutt’ora irrisolti, a parte le grandi difficoltà oggettive, siano dovuti all’inadeguatezza dei sopravvenuti soggetti politici, nazionali e locali. Essi, salvo solitarie eccezioni, si sono mostrati incapaci di pensare attivamente mediazioni alte, inetti dunque a comporre gli enormi conflitti d’interesse generati dall’unificazione.

Nei secoli pre-unitari Napoli aveva esercitato una potente «egemonia», cioè forza trainante, sulla vita dell’intero Mezzogiorno.

Oggi non la esercita neppure su di sé, tanto più impotente a mediare quanto più in se stessa sconnessa.