Napoli Est, insieme per il rilancio

Serve una visione strategica per la Città metropolitana

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Il dibattito pubblico sull’area orientale della città guadagna centralità, in modo alterno, da diversi anni. 

E si inserisce oggi nel più ampio dibattito sullo sviluppo e le potenzialità della Città metropolitana se si considera che in quel quadrante territoriale insistono i prodromi e le aspettative (da lungo tempo) per un complessivo intervento di rigenerazione urbana e territoriale che possa prendere le mosse dalla riconversione dei manufatti industriali dismessi, ruotando su un moderno progetto di riqualificazione ambientale, per restituire valore anche prospettico all’area grazie al completamento di una rete di mobilità e trasporto pubblico, recuperando altresì il patrimonio immobiliare storico e il rapporto con il mare, che unisce - senza soluzione di continuità - Napoli all’intera area vesuviana costiera. Un disegno complessivo di crescita economica e sociale che includerebbe e massimizzerebbe anche il valore dei nuovi insediamenti produttivi, del settore terziario, della ricerca e della produzione hi-tech presenti nell’area, in una logica di sistema che punti al rilancio di un’area strategica, che registra segni di obsolescenza e degrado di gran parte del tessuto infrastrutturale. 

Da qualche mese, in particolare, è al centro dell’attenzione politica e mediatica “Porta Est”, un grande progetto di logistica e trasporti che, se realizzato, si porrà come nuova porta di accesso alla città, con l’obiettivo di creare una più funzionale interrelazione del capoluogo e dei suoi servizi con l’area metropolitana di Napoli, favorendo il potenziamento di un’area ‘cerniera’, ricca di interconnessioni, tra Centro storico e comuni vesuviani, aeroporto e snodi ferroviari. 

Da questo punto di vista, val la pena ricordare che l’idea originaria è stata maturata diversi anni fa dalla Regione Campania, che ha finanziato una progettazione per la realizzazione di un hub trasportistico di oggettivo valore nell’area di Piazza e Corso Garibaldi. In buona sostanza, un sostanzioso investimento progettuale che punta alla risistemazione della Stazione Centrale e di quella della Circumvesuviana-Eav, alla copertura del fascio dei binari esistenti più a Sud, alla realizzazione di un moderno scalo per i bus a lunga percorrenza ed un sistema di smistamento delle merci che viaggiano su ferro, con ampie aree verdi e di parcheggio.

L’ambizioso progetto, che trova sponda nelle attuali previsioni del Piano Regolatore Generale del Comune di Napoli, sottende un must: la necessaria sostenibilità economica, da garantire attraverso risorse pubbliche reperibili e una valorizzazione delle stesse aree capace di attrarre investimenti privati o di soggetti pubblici che agiscono con logiche produttive, innanzitutto di Ferrovie dello Stato con Sistemi Urbani, che - di fatto - ne dovranno assicurare la realizzazione. 

E’ sulle esigenze di tale bilanciamento e, più in particolare, sulla quantità e sulla destinazione delle cubature a farsi, in deroga al Piano Regolatore, che si concentrano le principali criticità. L’esigenza di procedere ad una Variante di scopo per gli ambiti 12 e 23, infatti, è legata alla necessità di un equilibrio finanziario che va necessariamente perseguito, considerando che nel comprensorio insistono anche altri progetti di ampio respiro per la rivitalizzazione socio-economica come quella di Caramanico o la Ex Corradini, solo per fare qualche esempio. 

Altra questione riguarda poi l’intento, legittimo nelle aspirazioni, dell’accorpamento nella stessa area degli uffici della Regione, che merita ulteriori approfondimenti perché, da un lato, si tratta di una decisione in divenire, dall’altro di un programma decisamente articolato e complesso, che pure dovrà essere corroborato dall’esplicitazione di puntuali analisi costi-benefici e dalla valutazione di ricadute e opportunità. 

Il tema delle nuove localizzazioni e la sostenibilità dell’articolato progetto “Porta Est” risultano centrali anche per valutare i potenziali impatti sulle aree circostanti, molto delicati visti i precari equilibri urbani dell’area, soprattutto se si prefigurano le ricadute sul Centro Direzionale di Napoli (distante in linea d’aria appena 200 metri) e che, com’è emerso anche dai numerosi, autorevoli interventi sul quotidiano Il Mattino, necessiterebbe già oggi di un corposo intervento manutentivo e di una sostanziale rigenerazione funzionale. Per favorirne il rilancio, rinvigorendo tutte le destinazioni previste, realizzando le attrezzature utili a garantire migliori servizi e qualità della vita e di lavoro, a partire dai collegamenti necessari, assicurando così una rivalutazione degli asset esistenti e frenandone il progressivo degrado. 

Il tutto tenendo presente, tra l’altro, che il Centro Direzionale non è stato realizzato nella sua interezza, nonostante il suo comparto orientale sia stato oggetto di interessanti progetti elaborati anche da investitori privati. In tal senso, val la pena di sottolineare che il completamento dell’opera ipotizzata da Kenzō Tange avverrebbe quasi esclusivamente su aree pubbliche, di proprietà del Comune di Napoli, che potrebbero concorrere ad una più armonica riqualificazione urbana e sociale, corroborando altresì le disastrate finanze della nostra Amministrazione.   

“Napoli Porta Est”, insomma, è un importante progetto, tecnicamente ‘di qualità’, ma ha sicuramente bisogno di una messa a punto per gli effetti collaterali che potrebbe determinare e, soprattutto affinché possano essere garantiti il necessario equilibrio finanziario, il ridisegno delle infrastrutture pubbliche sul territorio e un sostanziale bilanciamento tra le funzioni delle diverse aree urbane coinvolte, viste anche la valenza del progetto per l’efficientamento complessivo dell’area e le possibili ricadute positive sul comprensorio orientale della città metropolitana.  

Un’ultima considerazione: il vivace dibattito sull’area orientale della città, tuttora in corso, fa emergere la necessità di una fase di confronto e analisi che riporti l’attenzione su una visione strategica di città, prevedendo in prima battuta anche l’elaborazione di un Documento Preliminare di Pianoche, da un lato potrebbe anticipare le decisioni relative a questa come ad altre aree e, dall’altro, porterebbe all’obiettivo più volte sottolineato dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di giungere alla definizione del nuovo Piano Urbanistico Comunale in un’ottica di proiezione moderna, di sviluppo e sostenibilità economica e sociale.