L’organizzazione repubblicana dello Stato che esce dalla seconda guerra mondiale prevedeva il superamento del centralismo amministrativo, cresciuto di molto durante il periodo fascista, indicando una nuova gerarchia territoriale. Accanto ai Comuni ed alle Province vengono individuate nel 1970 le Regioni e vent’anni dopo con la legge sulle “autonomie locali” le “Città Metropolitane”. Ma tale problematica resta sulla carta fino all’approvazione nel 2014 della L.56 (nota come Delrio) nella quale il confine metropolitano coincide con quello delle provincie che sarebbero dovute essere definitivamente soppresse.
Frutto di un compromesso politico questa scelta rappresenta il “peccato originale” in quanto appare subito evidente la non coincidenza tra il disegno istituzionale e l’area geografica interessata dalla diffusione dei fenomeni economici e sociali che tracimano dal capoluogo regionale in direzione del Basso casertano e dell’agro sarnese- nocerino lungo la direttrice salernitana. Questo equivoco di fondo emerge con chiarezza negli interventi di studiosi di diversa appartenenza disciplinare che Nagorà ha raccolto nel Focus mensile dedicato alla Città Metropolitana di Napoli con l’obiettivo di offrire un contributo di conoscenza e di proposte per la definizione di un “Ente di vasta area”, ovvero di quella dimensione amministrativa in cui i sistemi metropolitani sono riconosciuti in tutto il mondo come i nuovi pivot dello sviluppo. Numerosi osservatori denunciano, con forza, lo scollamento piuttosto netto tra la volontà politica ed i tanti centri “produttori di idee”, dovuto al tradizionale conservatorismo delle classi dirigenti meridionali ed alla logica del consenso partitico. La riprova sta nella recente tornata elettorale relativa all’elezione del Consiglio Metropolitano che si è svolta quasi nell’indifferenza totale poiché non chiama direttamente in causa la popolazione residente ed affida il ruolo di Sindaco al primo cittadino del capoluogo.
A questo problema, che appare a tutti come un delicato vulnus al processo democratico, vanno aggiunte alcune osservazioni dall’alto valore strategico per il futuro dei nostri territori. La prima riguarda il ritardo nella suddivisione del territorio metropolitano in “zone omogenee” e della città capoluogo in più comuni sulla base delle caratteristiche storiche e funzionali. Sono queste le due condizioni richieste per l’elezione diretta del Sindaco nelle città metropolitane con oltre 3 milioni di abitanti (Napoli, Roma e Milano). Altro problema fondamentale riguarda la costruzione del “Piano Strategico” della Città Metropolitana, approvato nel giugno del 2020, che contiene un evidente difetto: non contiene una visione strategica di lungo periodo.
Dal dibattito promosso da Nagorà emerge anche una presa d’atto delle profonde trasformazioni che spontaneamente hanno ridefinito nell’ultimo trentennio la geografia economica e sociale di Napoli e della sua periferia. La città si configura ormai come una vasta conurbazione in cui si contrappongono due realtà. Da una parte, la città degli eventi", limitata al nucleo centrale che tende sempre più ad assumere i connotati di uno spazio simbolico per l'affermazione dell'immagine della città sui mercati del turismo internazionale; dall'altra, la "città della produzione", ovvero la periferia metropolitana in cui si localizza oltre il 70% del patrimonio manifatturiero. Due realtà che tardano ad essere considerate come componenti di un unico sistema economico e sociale.
Infine un problema che meriterebbe l’attenzione dell’opinione pubblica è individuato nell’assenza nello Statuto di una fiscalità ordinaria, fondamentale per una istituzione nata come Ente di Area Vasta ma non dotato di autonomia impositiva nonostante sia chiamata a svolgere un ruolo di programmazione dello sviluppo. La sua realizzazione sarebbe utile per l’unificazione degli oneri urbanistici il che garantirebbe il territorio dalla concorrenza tra i comuni i quali a fronte della riduzione dei trasferimenti statali fanno sempre più leva sui proventi derivanti dalla rendita fondiaria.
Più in generale, si ribadisce la convinzione che il P.N.R.R. rappresenta forse l’ultima occasione per riscrivere l’identità di Napoli. Città del turismo, dell'industria innovativa, della cultura e della ricerca? Tutte ipotesi legittime ma che vanno inserite in una prospettiva di tipo metropolitano il che chiama in causa in maniera prioritaria la conoscenza che non può che formarsi nell'agorà, ovvero in quello spazio pubblico e privato in cui i problemi di specifici settori si connettono per definire un’unica "visione" condivisa. In questa logica purtroppo il "forum metropolitano", previsto nello Statuto, ad oggi ha svolto essenzialmente un ruolo di tipo burocratico rivolto alla raccolta dei progetti dei singoli comuni il che contrasta con il dettato legislativo in cui è prevista una pari “dignità di pensiero” ai corpi intermedi della società che rappresentano l’anello di trasmissione tra i produttori di valore su base scientifica ed i decisori pubblici.
Intanto, l’osservazione dei processi demografici, economici e sociali che continuano a proiettare spontaneamente sul territorio metropolitano la loro complessità ci dà conto dell’incancrenirsi di vecchie problematiche a cui si aggiungono nuove forme di marginalizzazione economica ed esclusione sociale. In prospettiva si va configurando una nuova centralità della città capoluogo basata sulla concentrazione di diverse attività innovative che offrono opportunità di investimento e di lavoro. Si ripropone di fatto il tradizionale dualismo centro – periferia.
Tale fenomeno suggerisce una osservazione di fondo in cui la forza inerziale di gran parte della politica e la scarsa consapevolezza civica nei territori interessati sembrano condannare il progetto della Città Metropolitana ad una lenta ma inesorabile eutanasia. Al nuovo Sindaco, uomo “del fare”, il delicato compito di rilanciare su nuove basi il Forum Metropolitano, ovvero il rapporto Pubblico/Privati determinante per tradurre idee e progetti in infrastrutture ed investimenti per lo sviluppo dei nostri territori
articolo pubblicato su “il Mattino Napoli” il 2 aprile 2022