La disponibilità di nuove risorse nelle casse comunali per la cura del verde della città di Napoli, considerata la gravità del degrado della maggior parte dei parchi e dei giardini pubblici - senza distinzioni tra centro e periferia -, è una notizia che ci fa sperare per un futuro più green, da realizzarsi con maggiore convinzione e con visioni di lungo periodo.
Dal verde come opportunità al verde come minaccia, il passo a Napoli è stato breve: ed a morire non sono stati solo gli alberi, purtroppo.
Si sarebbe dovuto scegliere la strada green molto prima, seguendo la tendenza mondiale delle città più virtuose che volgono alla cura dell’ambiente urbano come cardine necessario per assicurare un futuro, soprattutto alle grandi metropoli.
La vitalità di tantissimi cittadini napoletani che, in maniera disinteressata, si occupano del verde urbano, sostituendosi al manutentore comunale con appassionato slancio civico, meritano oggi una risposta più incisiva. Cittadini modello che interpretano il verde pubblico come bene comune d’eccellenza. Protagonisti di una rivoluzione silenziosa, imbracciano zappe, cesoie, palette e decespugliatori. Chi adotta un’aiuola, chi pulisce e pianta, chi pota, chi prova a far rivivere un giardino con attività che coinvolgono tutto il quartiere. Cittadini, riuniti nella forma di associazioni o comitati civici, che scelgono aree degradate e le restituiscono, con l’impegno delle loro cure, alla fruizione di tutti gli altri cittadini. Un fenomeno civico trasversale a tutti i quartieri della città, anche anagraficamente molto vario: con punte di diamante nella cosiddetta “periferia” che, a dispetto dei troppi luoghi comuni, eccelle per la sua capacità di fare rete, generando pratiche virtuose da replicare.
Impegno volontaristico di grande valore con numeri da far impallidire, per la sua forza e coesione sul tema d’interesse, qualunque amministratore pubblico e per indurlo a rivolgersi al verde come priorità di ogni azione in favore della città.
Infatti le attività di cura non possono essere delegate ai cittadini in forma sparsa, pena l’anarchia. Il patrimonio verde necessita, per la sua importanza strategica, di persone competenti, con comprovata esperienza, soprattutto quando ci si confronta con alberi monumentali e giardini storici, o con scelte strategiche di medio e lungo periodo. Una gestione errata potrebbe compromettere il futuro di un’intera comunità.
Un giardino pubblico è il luogo in cui le persone di ogni ceto sociale, nazionalità, credo religioso, s’incontrano e condividono il senso di comunità: è il cuore pulsante della vita cittadina.
Inoltre, i giardini si offrono, per la capacità che hanno di accogliere, come territori privilegiati per sperimentare pratiche d’inclusione delle fasce più deboli: migranti, persone con disabilità, adolescenti fragili. Ma possono svolgere anche una funzione di cuscinetto nei quartieri più degradati, offrendo punti di bellezza cui legare lo sguardo per un futuro di decoro e di speranza. E perfino affermare, con le buone pratiche che vi si svolgono, quei valori di legalità così necessari da applicare e da replicare in una città fragile come Napoli.
Attendiamo con fiducia e con spirito fattivo e collaborativo, assieme a tanti, una rinascita di Napoli all’insegna del green, rinascita obbligatoria, pena il futuro stesso della città.
Il futuro di Napoli sarà nel verde o non sarà.