Non vi è dubbio che il patrimonio culturale presente sul nostro territorio, patrimonio costituito, così come indicato nel Codice del Paesaggio, dai beni culturali e dai beni paesaggistici, ha qui una tale rilevanza rispetto ad altri luoghi del paese che, da solo, potrebbe rappresentare la maggiore risorsa dell’economia regionale, per flussi turistici e ricadute occupazionali. Naturalmente, pur con un evidente aumento di presenze negli ultimi mesi, non siamo ancora in grado di competere con siti e regioni che, con molto meno, riescono indubbiamente a ottenere molto di più. Da questo punto di vista, l’azione delle politiche di governo delle trasformazioni territoriali, ricopre un ruolo fondamentale, direi decisivo, nella costruzione di strategie efficaci di valorizzazione, partendo ad esempio dalle eccellenze dei grandi attrattori archeologici come Pompei ed Ercolano, ma non solo, fino ad arrivare al recupero del sistema dei centri storici minori anche attraverso il potenziamento di una rete ricettiva diffusa, valorizzando non solo i grandi centri urbani e la fascia regionale costiera, ma anche l’insieme dei piccoli centri e le zone interne. In questo senso ci troveremmo di fronte ad un potenziale turistico-ricettivo che potrebbe rappresentare la grande risorsa del Mezzogiorno. Il Grande Progetto Pompei (GPP) rappresenta in questo senso un esempio di pianificazione strategica, come progetto integrato di sviluppo territoriale per uno dei siti archeologici più importanti nel mondo. Proposto per la prima volta nel 2012, il GPP nasce come proposta strutturata per rendere permanente l’attività di ‘conservazione programmata’ del sito archeologico di Pompei e, attraverso questa prima opportunità di valorizzazione, viene successivamente presentato un Documento di Orientamento, contenente Prime Indicazioni Operative, propedeutiche alla elaborazione di un Piano Strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel Piano di Gestione del sito UNESCO. Un Piano Strategico che, oltre Pompei, comprende anche le aree archeologiche di Ercolano e Torre Annunziata (Oplonti), per costruire una ‘strategia unitaria’, la cosiddetta Buffer Zone, che comprende i Comuni di Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Pompei, Castellammare di Stabia, Trecase, Boscotrecase e Boscoreale, per una superficie complessiva di circa 117 kmq.
Il Documento “ delinea i prototipi di azioni da intraprendere per stimolare la genesi di iniziative economico-sociali di sviluppo del territorio, partendo dal presupposto che il Sito UNESCO, nella sua funzione di attrattore culturale, possa generare un processo di sviluppo locale se posto nelle condizioni di diventare centro propulsivo e connettore del sistema di risorse presenti sul territorio ”.
Un esempio metodologicamente significativo che coniuga politiche di valorizzazione dell’eccezionale patrimonio archeologico della Città Metropolitana di Napoli, con le esigenze di una pianificazione strategica che, in una visione unitaria, costruisce nuove prospettive in termini di Zona Omogenea, così come suggerito statutariamente nell’ambito metropolitano. Un’aggregazione territoriale che si potrebbe considerare occasionale, se l’occasione è la concentrazione su questo territorio di siti archeologici di tale importanza, ma che può senz’altro costituire un riferimento metodologico per la futura individuazione delle Zone Omogenee della Città Metropolitana di Napoli.
In questo numero abbiamo scelto, per quello che riguarda le esperienze internazionali, la Museum Insel, l’isola dei Musei nel centro storico di Berlino, un singolare sistema di complessi museali, divenuti oggetto di importanti ricostruzioni urbanistiche e architettoniche, che testimonia la capacità di trasformazione della città storica europea utilizzando l’architettura contemporanea nei processi di rigenerazione urbana attraverso scelte di valorizzazione del proprio patrimonio, con un’offerta culturale altamente competitiva sulla scena internazionale.
Per Napoli e il suo territorio non abbiamo purtroppo interventi recenti di valorizzazione del patrimonio culturale di analoga importanza dimensionale e, proprio per sottolinearne l’assenza, che testimonia una preoccupante e strutturata difficoltà di pianificazione e programmazione delle istituzioni, pubblichiamo due interventi emblematici, di piccola dimensione, ma di grande livello progettuale e culturale. Si tratta di due allestimenti progettati nei mesi scorsi da Francesco Venezia per la mostra Pompei e L’Europa. 1748-1943. Il primo allestimento proposto nella Sala della Meridiana del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e il secondo, coevo, all’interno dell’Anfiteatro degli Scavi di Pompei, con una specifica sezione mostra dal titolo Rapiti alla morte. I calchi – le fotografie, all’interno di unaPiramide in legno realizzata nella cavea al centro dell’Anfiteatro.