Se osservata sotto la visuale, e la dimensione, metropolitana, quella napoletana è di gran lunga l’area con la più significativa concentrazione in Italia di beni naturalistici, culturali, paesaggistici, storico-artistici, architettonici. Se a questi si aggiungono le tradizioni, i riti, le manifestazioni, il patrimonio eno-gastronomico, si può davvero affermare che l’intero territorio metropolitano costituisce un attrattore in grado, almeno potenzialmente, di competere con le più rinomate località turistiche continentali ed internazionali. Ma solo potenzialmente, perché a vedere i numeri, anche solo quelli relativi ai flussi turistici nazionali, la realtà si rivela ben altra: l’intero Mezzogiorno d’Italia vale soltanto il 14% per cento delle presenze della penisola, la Campania, con il suo 4,8% per cento, si posiziona al 7° posto, dopo Veneto (prima in assoluto per presenze), Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Lazio (cfr tabella sottostante).
Presenze Turistiche per regione di destinazione in Italia
Il grande spreco, si potrebbe definire il bilancio delle politiche e, più in generale, del livello di organizzazione e promozione del patrimonio regionale. C’è davvero poco da stare allegri o, addirittura, da festeggiare per le carovane che attraversano, praticamente ogni giorno, via Toledo, la Galleria Umberto, Piazza Plebiscito. Un numero davvero esiguo di turisti, che non riescono ancora – ma più che per il loro numero, soprattutto per tipologia, pernottamenti e capacità di spesa – a fare la differenza, elevare il PIL del settore, indurre un generale miglioramento dei servizi e dell’offerta turistica, ad iniziare da quella alberghiera. In molte città europee un mix di viaggiatori colti e di masse di giovani, studenti e non, affollano città d’arte e musei, gallerie e mostre, partecipano a convegni, risiedono durante i periodi dell’Erasmus, per stage e ricerche. Rendono le città più internazionali e vive, determinano, con la loro presenza e domanda, cambiamenti che si traducono in livelli prestazionali e, in definitiva, una migliore qualità di vita. Tutto questo non accade per caso, ma è il risultato di anni di politiche di rinnovamento urbano, di investimenti mirati, di attenzione costante nella manutenzione ordinaria come nell’efficienza dei servizi.
L’innovazione introdotta dalla nascita della Città Metropolitana può significare, per la prima volta e sempre che si vorrà e saprà cogliere una così irripetibile occasione, un reale coordinamento territoriale e di sistema nella promozione dei prodotti turistici, anche eventualmente dentro un marchio in grado di valorizzarne a pieno le caratteristiche (si pensi solo a cosa può rappresentare nel mondo il brand del Golfo di Napoli, dai Campi Flegrei a Punta della Campanella, con le tre isole). Ma, prima ancora della “vendita” del prodotto turistico metropolitano, occorre mettere in campo uno sforzo comune, delle istituzioni, delle forze politiche, economiche e sociali, per definire un “Progetto Turismo” per l’area napoletana, volto ad individuare criticità, a verificare le condizioni per uno sviluppo strutturale del settore, ad indirizzare risorse e progetti. In altre parole, a provare finalmente a definire una politica per il settore, per ricominciare a pensare che anche Napoli, e il suo territorio, sono in grado di competere ed affermarsi a livello internazionale.