Per un sistema integrato dei siti culturali campani

Sono nella sostanza d’accordo con l’analisi del turismo del professor Biondi sia sulla natura del fenomeno in Campania sia sulla necessità di programmarne lo sviluppo in maniera meno occasionale e più sistematica. Dal luglio del 2015 ho cercato di lavorare indirettamente in questa direzione occupandomi del patrimonio culturale –dove per patrimonio si intende l’insieme composto da cultura e beni culturali (hardware e software)- della Regione Campania. In questa cornice, tento di inquadrare i provvedimenti regionali riguardanti la cultura in Regione nell’ambito di una cornice teorica generale. Tale cornice –cui ho dato il nome di “Cultura 20/20”- assume premesse del tipo delle seguenti: (i) Il territorio campano può contare su una serie di vantaggi competitivi quali il patrimonio archeologico e architettonico, la molteplicità di centri storici di pregio, gli straordinari beni paesaggistici e ambientali, la eno-gastronomia, la tradizione culturale, i centri religiosi ecc.; (ii) ciò induce a ritenere che, una volta migliorate le condizioni di contesto ed eliminati i detrattori ambientali secondo quanto previsto in altre sezioni del Programma Regionale, e una volta messe in campo le opportune politiche di sostegno e valorizzazione delle vocazioni territoriali, si possa rendere il comparto del Patrimonio culturale e del turismo un settore trainante dell’economia regionale; (iii) Da “Cultura 20/20” discendono azioni di sistema che intendono sostituire il metodo degli interventi a pioggia con un programma integrato che metta insieme Patrimonio culturale e Turismo allo scopo di garantire la sostenibilità economica e sociale.

All’origine della proposta Cultura 20/20 c’è stata l’EXPO di Milano con il suo successo. Se distinguiamo, però, nell’ambito della Expo milanese, tra contenuto e contenitore possiamo notare una differenza significativa. Il contenuto, in specie quello che si vedeva nei singoli padiglioni, non era nulla di speciale; Il contenitore invece, sarebbe a dire il progetto di comunicazione e di organizzazione, era straordinario. Di qui l’idea: perché non adoperare un facsimile del contenitore mutando il contenuto? Il primo passo per realizzare gli obiettivi di “Cultura 20/20” consiste così nella creazione di un sistema integrato di siti culturali regionali, principale risorsa del sistema turistico-culturale campano, con una strategia basata sull’uso delle nuove tecnologie, sulla qualificazione e la specializzazione delle competenze, sull’internazionalizzazione. A questo scopo si possono immaginare percorsi quali i seguenti: Napoli centro storico, Campi Flegrei, Siti Unesco materiali e immateriali, Costa di Sorrento, Costa di Amalfi e Cilento, Salerno e Provincia, Reggia e residenze borboniche della provincia di Caserta, Avellino e Irpinia, Benevento e Sannio. Abbiamo così diviso la Regione Campania in aree di interesse dove –ascoltando le forze del territorio, gli esperti di organizzazione culturale, segnalando i siti UNESCO, i gruppi giovanili etc.- stiamo mappando degli itinerari culturali più interessanti. Questi itinerari saranno il nostro contenuto!

Il processo si muove sia in maniera top down (alto-basso) sia bottom up (basso-alto). Top down è l’idea generale che poggia sul fatto di calare sul territorio campano, e con gli scopi indicati, un modello vincente altrove, quello della Expo milanese. Bottom up è l’integrazione richiesta al territorio tramite la partecipazione reale e virtuale di gruppi attivi sul terreno in grado di contribuire alla validità complessiva dell’intrapresa. Si ritiene che la realizzazione di un processo siffatto potrebbe avere come conseguenza un raddoppio del flusso di visitatori nelle aree prescelte, in questo modo creando le premesse per sostituire quei fondi EU non più disponibili nel 2020 con risorse altre.

Tra gli effetti di una simile operazione: una mappa geo-referenziata dei luoghi di interesse culturale, un controllo generalizzato degli interventi regionali sul territorio, un’analisi delle opportunità e dei costi, la possibilità di evitare raddoppi e sovrapposizioni e via di seguito. In ultima analisi, il progetto avrebbe conseguenze positive di natura culturale sul turismo, ma –ne siamo convinti- anche in termini di capitale sociale. Non c’è dubbio infatti che la razionalizzazione del sistema e lo sfruttamento di nuove opzioni di mercato creeranno un milieu etico e sociale più apprezzabile.

Un’operazione del genere richiede però forte sostegno etico-politico. Da questo punto di vista, la discussione tra intellettuali e la formazione di un diffuso consenso pubblico sono gli strumenti indispensabili per realizzarla.