“Non possiamo permetterci di sprecare una buona crisi” disse Rahm Emanuele, capo dello staff di Obama, all'epoca della crisi del 2008. Questa del Covid, nel nostro Paese e nella nostra città, pur nel dolore per le migliaia di vittime che ha seminato, potrebbe diventare “una buona crisi”. Una crisi per immaginare nuovi scenari urbani, fantasticare città diverse, più sostenibili ed ecocompatibili anche se molte scelte politiche nostrane risultano ancora insoddisfacenti.
Nel resto d'Europa alcune risposte le stiamo avendo. Penso, ad esempio, all'idea della “città a 15 minuti” della nuova Sindaca ecologista di Parigi Anne Hildago, ossia di una visione urbana policentrica: una proposta per quartieri residenziali dotati di servizi, verde, uffici e fabbriche nella quale poter raggiungere in un quarto d’ora, a piedi o in bicicletta, i luoghi per lo svago, per il pasto, per il lavoro e il divertimento.
Un altro spunto molto interessante è quello del cohousing o della multi-residenzialità, in cui si sperimenta l'altruismo, l'affettività con la propria comunità e col proprio territorio attraverso la condivisione dei servizi e degli spazi.
Si tratta, in entrambi i casi, di visioni che permettono di ridare centralità alle persone.
Se ritorniamo con i piedi a terra nella nostra città, se riflettiamo sul rapporto spazio auto/pedoni delle nostre strade urbane, salta subito agli occhi quanto spazio viene concesso ai pedoni e quanto alle auto; la proporzione carreggiata/marciapiede continua ad essere tutta a favore delle auto.
Viviamo in una città autocentrica non solo per la quantità di spazio dedicato alle auto ma anche per la tipologia dei materiali usati per la pavimentazione: asfalto, continuamente asfalto al posto di basolato e sampietrini. Gli esempi più evidenti sono il collegamento stradale asfaltato Lungomare/Fuorigrotta (che attraversa Via Marina e la riviera di Chiaia, proseguendo poi fino a Bagnoli) e il Corso Vittorio Emanuele, in cui i lavori attualmente in corso prevedono la sostituzione dei sampietrini con l'asfalto, un materiale adatto a strade a scorrimento veloce.
Nel XXI secolo è ancora necessario ricordare che l'asfalto è causa di aumento della temperatura del microclima urbano e che contribuisce a creare le cosiddette “isole di calore” che non solo alimentano la crisi climatica ma portano sofferenza e a volte anche morte, nei periodi estivi, ai nostri anziani?
Ma a proposito di strade e spazio urbano dedicato ai pedoni, nella nostra città il rapporto diventa sempre più a sfavore di questi ultimi con l'invasione di tavolini "selvaggi" che sottraggono spazio ai pedoni invece che alle auto.
Per questi motivi e tanti altri ancora urge un Piano della mobilità sostenibile adeguato ai tempi e al momento che preveda la valorizzazione dei percorsi pedonali delle scalinate napoletane, nuove piste per bici e monopattini, marciapiedi più larghi per pedoni, bar e ristoranti, tante strade a 30 km per l'uso promiscuo di bici e auto, corsie preferenziali per mezzi pubblici collettivi, un piano dei tempi della città per differenziare gli orari dei servizi, parcheggi aziendali per la micro mobilità.
C’è bisogno di fare uno sforzo di fantasia, insomma, ricalcando il vecchio slogan, è necessario un po' di “immaginazione al potere” per proporre una visione di città del futuro prossimo, per puntare non solo ad avere una città più pulita e meglio organizzata, con trasporti efficienti, con più verde, senza smog e inquinamento, cosa scontata/indispensabile per una città vivibile, ma per realizzare una città "civile", la città dei cittadini, che sa affrontare e superare il disagio e la solitudine e che sa dare il senso dell’ appartenenza e la voglia di partecipare.