Si è ampiamente detto che il turismo campano, e italiano in genere, sta vivendo un momento molto felice in termini di crescita numerica, soprattutto per la precarietà del panorama geopolitico europeo e mondiale che ci pone in situazione di privilegio, almeno per quanto riguarda la sicurezza. Il fine degli operatori deve, perciò, essere quello di fare in modo che questo “improvviso benessere” assuma connotati stabili e segni un trend irreversibile di sviluppo. Se a ciò si aggiunge il nuovo ordinamento che regola le Soprintendenze, diventate autonome e da ciò spinte a una logica più imprenditoriale e meno rigida sulla tutela, si apre una strada tutta in discesa per coniugare e mettere a sistema l’enorme patrimonio di bellezze naturali e di giacimenti beni-culturalistici del nostro paese e della nostra regione in particolare. Non è certo un lavoro da poco; si dovrà sempre più intervenire dove le carenze strutturali del Mezzogiorno, e della Campania in particolare, sono più evidenti e più condizionanti nel sistema: parliamo dei servizi e delle infrastrutture, cioè di quello che più può consentire una semplificata, e perciò stesso dilatabile, fruizione dei beni turistico- culturali.
E’ evidente che la scelta di intervenire per incidere implica la necessità di entrare a gamba tesa nel campo di diretta competenza della politica, sia del Governo che delle amministrazioni. Proprio questi giorni hanno dato la misura di quanto le istituzioni possano essere determinanti, in positivo o in negativo, cioè essere elemento trainante o frenante, in iniziative destinate ad avere un forte impatto sull’immagine della regione e sulla capacità di comunicarne la valenza. Parliamo della vicenda Bagnoli che sembrerebbe dimostrare che là dove le amministrazioni non riescono da sole a condurre una politica di crescita che esalti il proprio patrimonio territoriale, allora occorre un intervento “governativo” che espropri il potere periferico e legiferi in sua vece. Questo però mette in crisi il nostro sistema di leggi e sottopone l’urbanistica, storicamente demandata alle amministrazioni comunali e regionali, a una spinta centrifuga che potrebbe snaturarla. E’ questo il nodo gordiano che va risolto con un sistema specifico di leggi, rinnovato e risolutivo, che riguardi i territori a vocazione prevalentemente turistica. Anche da questa soluzione ne dipenderà la crescita.