Considerazione lapalissiana ma non sempre ricordata. Ci si accorge della loro esistenza solo quando, presi da allerte meteo sia invernali che estive, entriamo in fibrillazione sui possibili danni collaterali mentre loro fanno il loro dovere di essere viventi: resistere o soccombere alla forza della natura.
L’Italia da paese dei “Giardinieri” – coloro che costruivano giardini all’italiana famosi in tutto il mondo – è diventata il paese dei giardini farlocchi. Spesso causa di affollamenti e cattiva gestione con danni irreparabili.
Ci si rende conto solo ora che albero e città non vanno d’accordo se non a patti e condizioni certe.
(Ri)costruire in città le case per la tranquilla vita degli Alberi è l’obiettivo che dovrebbe accomunare tecnici cittadini e politici.
Stiamo alla soglia del congresso mondiale sulla forestazione urbana voluto dalla FAO, sul riconoscimento dell’importanza della vegetazione (alberi, arbusti, erbacee, prati) all’interno dell’ecosistema urbano. Ecosistema che richiede e divora una grande quantità di energia e produce ed espelle una grande quantità di rifiuti.
“Forestare” la città è una grande opportunità culturale e civile ma basta con leggi miopi che guardano al dito che indica la luna anziché la luna stessa. Basta con annunci “un albero per ogni bambino” ma poi non si sa dove metterli e non si sa come e chi deve curarli.
Parlare di verde e città è una cosa seria che va fatta con una attenta conoscenza dei luoghi e del materiale che usiamo e anche con una intelligente programmazione sui costi di gestione.
Questo significa mettere l’albero giusto in relazione al clima, al suolo, alla disponibilità di spazio, alla funzione che deve svolgere, alla presenza di rocce ecc.
Sono tanti i fattori che influenzano una buona crescita della vegetazione in città e noi dobbiamo considerarli tutti per far si che poi il verde urbano riesca a restituire quel servizio ecosistemico al quale è stato deputato, che riesca ad essere tessuto connettivo con le zone limitrofe in modo da ricucire i continui strappi esistenti tra il centro urbano con le aree periurbane permettendo così la costruzione di veri corridoi ecologici all’interno dell’ecosistema urbano.
Bisogna tendere a costruire un nuovo paesaggio urbano nel quale (anche i nuovi CAM lo indicano) il verde non va più inserito nelle aree residuali del costruito ma deve essere parte integrante del progetto al fine di poter migliorare la qualità della vita delle nostre città con costi di gestione certi.
Bisogna fare un nuovo patto tra città e albero.
© Fabrizio CembaloAgronomo paesaggista