Sembra strano una terna che possa descrivere tre secoli di fronte alla nazione italiana: il 1860 che aggregarono i Savoia ad una nazione scomparsa; il novecento che ha supportato la bella epoque, due guerre europee, la ricostruzione della seconda metà del novecento; con l’euro e l’Europa, la globalizzazione, la tecnologia esorbitante, nuovi comportamenti in una crescita eclatante. In questi tre secoli c’è un perno radicale che si è esposto continuamente: il mare mediterraneo ed una nazione, l’Italia, che si specchia in se stessa dal 1860 fino alla conclusione del novecento.
L’Italia, che vorrebbe e dovrebbe, essere la capacità di entrare nell’area europea per raccordarsi con il mondo, che si espande da tempo enormemente.
Questa Italia si è spogliata in due per trovare una divaricazione importante: il nord ed il sud del paese. Dentro questo mutare di orizzonti si sono aperti spazi di manovra che il sud non ha avuto e potuto: cercando una ricostruzione tra sud e nord nell’ottocento, avendo una capacità di completamento con il Principe di Lampedusa, una storia, e Camillo Benso di Cavour, che era un operatore intelligente e importante per la nazione che si allargherà nel novecento. Verso terre incognite rimane importante la scommessa di una crescita e di uno sviluppo mai viste mentre la necessità di tenere insieme le nazioni (Germania, Francia, Spagna, e, speriamo ancora, l’Italia) devono assestarsi tra loro.
E, verso terre incognite, si aprono nuove nazioni non europee e la globalizzazione, che su quelle terre coltivate, traduce altrove comportamenti e tecnologie. Del resto le tecniche sono loro la progressione ermetica di comportamenti e capacità generate dal logos. La divaricazione di sud e nord, ma in questo strano e veloce insieme di tecnologie, non riesce a trovare una forza reale di crescita e sviluppo. Del resto nord e sud sono definizioni ma non certo presenze adeguate a sviluppi progressivi.
Un attento analista del sud del mezzogiorno, Adolfo Scotto di Luzio, aggiunge tre realtà: dalla parte della nazione e contro il territorio, dalla parte del centro e contro la periferia, o così o e solo tempo perso; la cosiddetta autonomia differenziata illustra bene la ritrovata capacità degli intellettuali meridionali. Ma, in fondo, in una dimensione globale non sembrerebbe migliore questo processo: quando la Germania aveva due nazioni ma noi non avevamo due nazioni ma due problemi.
Ora, quindi, dobbiamo mettere insieme Francia, Germania , Spagna e Italia: dobbiamo chiudere un cerchio europeo. Non vogliamo parole (nazione, territorio, centro, periferia, meridionali) perché si leggono, ma non creano una capacità crescente e capiente nei processi cognitivi e nelle parole di chi deve governare le parole. Oggi è la persona capace di guardare avanti ed è anche il perno di chi vuole crescere e integrarsi: in Italia e nell’Unione Europea, finalmente!