La normalizzazione epistemologica dell'antagonismo

L'esperienza degli spazi liberati a Napoli è in discontinuità con il percorso dei Centri Sociali Occupati Autogestiti, che a partire dagli anni '80 espressero delle spinte radicali non semplicemente verso la riappropriazione di determinati luoghi dismessi della città, quanto nella direzione della costruzione di un contropotere.  

Contropotere che, in quanto tale, intendeva sottrarsi alla trappola della dialettica asimmetrica con il Potere, e che pertanto materializzava la propria presenza nello spazio urbano diffidando di qualsiasi placet istituzionale che si spingesse oltre la legittimazione ex post dei processi di appropriazione fisica.

Al netto di qualsivoglia valutazione squisitamente politica di matrice comparativa, la discontinuità è di natura epistemologica. L'antagonismo dei CSOA era anti-capitalistico, muoveva cioè dal rifiuto ostinato del postulato su cui si fonda la possibilità di traduzione del valore d'uso nel valore di scambio: la possibilità di quantificare ciò che le relazioni umane producono, condicio sine qua non dell'alienazione.

Questo contro-assioma si traduceva in un corollario: il disinteresse per la creazione di autoreddito e la manifesta impraticabilità di prassi quali il resoconto e la pubblicità del numero di prestazioni erogate da sportelli informativi, ambulatori di mutuo soccorso o mense. Cosa che, al contrario, codifica le attività degli spazi liberati odierni in una grammatica facilmente leggibile sia dai partner istituzionali sia da un'opinione pubblica non più “minacciata” da ciò che non riesce a capire.

Oggi, infatti, l'opzione epistemologica – non politica – dell'antagonismo risulta recessiva, a fortiori preziosa giacché capace di preservare il patrimonio genetico della irriconciliabilità. Le ragioni storiche di questa trasformazione andrebbero ricercate nella capacità del capitale di normalizzare anche le pratiche alternative di organizzazione sociale e di valorizzare persino gli spazi liberati, nel quadro di una più ampia rifunzionalizzazione urbana delle destinazioni d'uso dei centri cittadini, sempre più orientata alla diversificazione dei consumi culturali, tanto a vantaggio dei residenti quanto dei turisti. Eppure, nel bicentenario della nascita di Marx, s'impone una riflessione profonda sulla possibilità di costruire relazioni sociali altre, che siano in grado di prescindere dalla “valorizzazione”, sia essa monetaria o meno.

Lo stesso Marx, nei sanguinosi Manoscritti Matematici scritti negli ultimi cinque anni di vita, soccombe all'angoscia di aver edificato l'intero edificio del Capitale su fondamenta insidiose. Si tratta della presunzione della perfetta intelligibilità della soglia ontologica che separa, da una parte, la tendenza in direzione dell'infinitesimo, che si concretizza nella distruzione biologica dell'uomo e della natura; dall'altra, la tendenza in direzione dell'infinito, che si concretizza nel processo globale di incessante accumulazione.