Intervista a Salvio Capasso

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Punti di forza e margini di crescita del comparto turismo a Napoli e in Campania, attrattori paesaggistici, culturali ed enogastronomici e servizi, identità e programmazione. C’è questo ed anche altro nell’accurata analisi di Salvio Capasso, responsabile del Servizio Economia delle Imprese e del Territorio di SRM, Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo.

Dottor Capasso, quali sono, secondo le vostre ricerche, i punti di forza e quali i punti ancora deboli del comparto turismo in Campania?
«La Campania evidenzia diverse peculiarità nel panorama turistico nazionale ed internazionale ed il triangolo Turismo-Cultura-Agroalimentare ne rappresenta un esempio significativo, la cui “forza” competitiva va però sviluppata attivamente al fine di favorire la crescita economica del territorio.
Nell’attuale scenario mondiale del turismo è indubbio che la Campania può calare due “assi” che possono essere considerati quali fattori attrattivi di grande potenziale, in particolare per il turismo straniero. Il primo asso può essere declinato nel concetto di “unicità”. Mare, Ambiente, Cultura, Identità, Socialità, Stile di Vita, Accoglienza sono punti di forza che rendono “potenzialmente” la Campania forte nel panorama competitivo internazionale. Dare valore e significato alla “destinazione Campania” deve essere il motore di ogni azione programmatica ed operativa. L’Esperienza e la motivazione sono l’anima ed il cuore del turismo 3.0 (un turismo che combina emozione e tecnologia). Altro asso può essere oggi declinato con il concetto di “sicurezza”. A causa dei nuovi scenari di guerra e delle continue minacce di instabilità, l'Italia sta emergendo nel sentimento generale tra le mete più sicure e la Campania è tra le regioni maggiormente visitate. Occorre mettere in atto quelle leve di sviluppo turistico capaci di trasformare tali opportunità in effettiva crescita economica.
Questi punti di forza potenziale però vanno ovviamente calati nel contesto territoriale laddove si continuano ad evidenziare delle aree di importante miglioramento. In particolare, direi, su alcuni fattori “strutturali” della nostra offerta turistica in senso lato. Mi riferisco ad esempio ai temi dell’accessibilità, della connessione e della formazione. Ampiamente discusso è il tema dell’accessibilità e della mobilità interna. Sviluppare le “porte di ingresso” è molto importante per una regione come la Campania che si caratterizza per un alto tasso di turismo di prossimità. È necessario poi garantire un’efficace capacità di movimento all’interno con strade e strutture di servizio adeguate e convenienti (trasporti interni, transfer ecc.). Il tema della connessione invece si ricollega direttamente al tema della cosiddetta “coopetition”. Collaborare per competere, fare sistema dovrebbe rappresentare il leitmotiv della stragrande maggioranza degli operatori, pur consapevoli della difficoltà di rendere effettivo questo obiettivo. In tale contesto la governance pubblica dovrebbe avere una funzione proattiva nel favorire la connessione tra gli operatori ed al contempo essere essa stessa parte della connessione.
Infine è necessario agire per una Campania “preparata, formata e competente” in tema turistico. Non è possibile vincere la sfida se gli operatori pubblici e privati e le risorse umane non raggiungono la necessaria “professionalità”. Le nuove generazioni di clienti (domanda turistica che cambia profondamente) e le nuove generazioni di imprenditori turistici e manager locali (offerta che si evolve) possono essere una delle chiavi di successo del turismo nel prossimo futuro» .

Quali sono i margini di crescita e quale andamento si può prevedere? Proiettando lo sguardo in avanti, possiamo temere una flessione degli arrivi?
«I margini di crescita del fenomeno turistico in regione sono sicuramente ancora rilevanti. I dati sulla presenza turistica nazionale ed internazionale appaiono in crescita in questi ultimi anni ma ancora la distanza con le mete tradizionali del turismo in Italia (le grandi città d’arte e le aree del mare più rinomate) ci mostrano con chiarezza che ci sono ancora ampi margini di miglioramento. Ricordo che il solo Veneto ha un livello di arrivi e presenze quasi paragonabile all’intero Mezzogiorno.
Obiettivo della governance territoriale sarà quindi quello di provare a valorizzare e potenziare l’offerta turistica agendo in particolare su “informazione”, “digitalizzazione” e qualità delle “destinazioni”.
Infatti non è possibile quando si parla di destinazioni turistiche dare per scontato alcunché ed anche l’attuale dinamica, estremamente positiva in termini di arrivi e presenze turistiche, può cambiare e va difesa e rilanciata.
Il comportamento della domanda turistica è infatti profondamente mutato. La figura del cliente/turista diventa sempre più evoluta, esperta, in cerca di nuove esperienze in un clima di sicurezza. Il prodotto turistico è costituito quindi sia da esperienze turistiche che da servizi turistici. Si modifica anche la «frequenza» delle vacanze: da una domanda incentrata sulla vacanza annuale e dispendiosa si è passati a una domanda di più viaggi, più brevi e con una maggiore attenzione al costo (turismo short break).
Inoltre con la rivoluzione digitale, internet diventa uno strumento di informazione e promo-commercializzazione turistica. La comunicazione diventa diretta, personale e interattiva ed i canali di commercializzazione aumentano.
L’offerta deve quindi andare nella direzione voluta dal turista. Ne deriva che l’impresa ed il territorio di destinazione deve stare al passo con i tempi adeguandosi al cambiamento, quindi innovando con tempismo programmi, mezzi e risorse umane» .

Che tipo di beneficio economico sta realizzando questo boom delle presenze in città? Si tratta di effetti destinati a durare nel tempo?
«Il rilancio di Napoli quale città destinazione di un turismo culturale e enogastronomico è sicuramente sotto gli occhi di tutti. I dati ci indicano tassi di crescita a quasi tre cifre negli ultimi anni che stanno riportando la città ai livelli che merita. La varietà di offerta culturale, sociale e di stili di vita che Napoli può offrire è infatti un grande attrattore che finora non era stato mai realmente “sfruttato”, e che peraltro si colloca all’interno di un percorso turistico che può essere reso sistemico e che ha- in un raggio di pochi chilometri - la possibilità di offrire destinazioni “potenti”: Pompei, le isole del Golfo, Sorrento e la costiera amalfitana e tant’altro.
Il beneficio economico che tali fenomeni stanno già realizzando è già molto significativo. Analisi svolte da SRM sul tema dell’impatto economico del turismo sul Pil regionale infatti hanno individuato che ogni nuova presenza sul territorio può generare fino a circa 110 euro di pil aggiuntivo indotto ed è quindi sicuramente anche merito del turismo i risultati lusinghieri emersi nelle ultime rilevazioni della Pil regionale campano.
Ovviamente, a maggior ragione, vale per Napoli quanto detto per l’intera regione sul tema della sostenibilità nel tempo di questi lusinghieri risultati. La destinazione turistica va difesa, alimentata e gestita offrendo al turista servizi sempre maggiori e qualificati. Anzi quanto più si alimenta il flusso turistico sempre più sofisticate saranno le esigenze da dover soddisfare. Napoli si deve attrezzare» .

Quanto contano servizi e trasporti in un incremento dei flussi turistici?
«Ecco che quando si discute dei servizi turistici la prima grande area di intervento è sicuramente quella dei trasporti. Essa può essere declinata in due momenti: l’accessibilità della destinazione e la mobilità interna.
E’ evidente quindi che, in particolar modo per il turismo culturale e straniero, il primo elemento fondamentale è la qualità delle “porte di accesso”. Nel caso campano un fattore determinante è sicuramente l’infrastruttura aeroportuale. Ad essa poi si associa la necessità di definire un quadro di rotte che permettano in linea diretta o con un solo scalo di poter giungere a destinazione. In questo senso molto è stato fatto, e molto anche si sta facendo. Grandi attrattori come Napoli, Pompei, le isole del Golfo ecc.. devono, e lo sarà ancor di più in futuro, il loro successo proprio all’efficace funzionamento di questa rilevante infrastruttura.
Non è però solo una questione di “voli”. Affinché si possa dare concretezza e stabilità ai flussi turistici regionali il sistema di accesso va reso sempre più connesso e sinergico in una logica intermodale che vede il treno e la nave come fattori essenziali per garantire continuità e collegamenti veloci. Ovviamente, una volta “entrati” si deve poi garantire un efficiente, veloce e “sicuro” spostamento tra le diverse destinazioni ed entrano in gioco anche la qualità del trasporto pubblico locale e la qualità del sistema viario. Ecco quindi che trasporti e servizi non solo “contano” ma sono essenziali per garantire un incremento reale e sostenibile dei flussi turistici in regione» .

Esiste in prospettiva un rischio di overtourism e di gentrificazione? Insomma: il turismo può diventare un problema per una città come Napoli?
«Alcune importanti e tradizionali realtà turistiche nazionali - come ad esempio Venezia e Roma - evidenziano i problemi legati all’eccesso di arrivi e presenze turistiche sul proprio territorio cittadino. Questi problemi sono particolarmente sentiti nelle città d’arte, laddove il turismo è per l’appunto “vivere la città”, passeggiare, condividere con i cittadini luoghi, strade, piazze e mezzi di trasporto. Ecco quindi che quando i flussi sono molto elevati e gli spazi ed i servizi disponibili - per loro natura - limitati, si iniziano ad evidenziare gli impatti negativi del turismo sulla “vivibilità”, sui “costi” e sulla “sicurezza urbana” con ripercussioni sulla qualità di vita dei cittadini e sui ritorni economici complessivi. In realtà questo è un fenomeno che si vive anche in alcune destinazioni estive laddove nei picchi di arrivi (tra luglio ed agosto) parimenti si evidenziano grossi problemi di congestione urbana e di scadimento dei servizi di base. In Italia fenomeni di gentrificazione legata al turismo sono forse meno evidenti che in altri paesi e ad oggi ancora non molto frequenti, ma è indubbio che, ad esempio, l’aumento del valore degli immobili anche in aree del centro (spesso popolari) legati all’aumento dei flussi turistici potrebbero portare ad ampliare il fenomeno nel futuro. Indubbiamente in prospettiva l’ “overtourism” e la “gentrificazione” sono rischi che vanno gestiti e valutati, in particolare per una città come Napoli che manifesta tradizionalmente problemi di congestione urbana (anche in relazione alle caratteristiche morfologiche della città) nonché della tipica commistione nelle stesse aree e quartieri di zone popolari e zone più borghesi e d’elité. Il turismo a Napoli quindi se da un lato ancora deve essere stimolato quantitativamente e qualitativamente, per renderlo finalmente ai livelli che la città si merita, in considerazione della sua tradizione, storia e cultura è indubbio però che tali stimoli vanno gestiti con una vision ed un progetto chiaro, non lasciando che si creino le condizioni per una crescita “incontrollata”, che di certo non potrà produrre nel lungo periodo i vantaggi sperati» .

Salvio Capasso
Resposabile ufficio economia delle imprese e del territorio di SRM