In galera!

Tra i molti effetti collaterali del Covid c’è che non si parla d’altro. Non si parla dell’assoluzione (“per non aver commesso il fatto”) di Nicola Cosentino, lasciato per anni a marcire in galera e distrutto politicamente. Non si parla dell’ex ministro Nunzia Di Girolamo, accusata di traffici elettorali illeciti, per cui la procura ha chiesto otto anni di galera, manco fosse Hannibal Lecter. Non si parla di un Csm che, col piglio dell’esorcista, caccia dalla magistratura Luca Palamara, cioè il capro espiatorio di una dilagante corruttela attorno alle nomine dei giudici. Non si parla della battaglia dei soliti noti, Travaglio in testa, per conservare a Camillo Davigo la sua poltrona al Csm anche in pensione (ma si sa, a Davigo non si può rinunciare, Davigo è quello che dice che gli innocenti sono dei colpevoli che l’hanno fatta franca).

Sono cinquant’anni che la magistratura esce dal seminato, da quando la lotta alle mafie e al terrorismo le diede un ruolo e un potere del tutto inconsueto nelle democrazie occidentali. Sono cinquant’anni che interviene sistematicamente negli equilibri politici del Paese, spesso manipolandoli e stravolgendoli.

Chi la fermerà? Non certo i suoi pupilli, cioè i tagliagole grillini. Nè la destra sovranista e xenofoba, che per definizione chiede Legge e Ordine. E neppure la sinistra, che da tempo ha gettato alle ortiche ogni parvenza di garantismo. Resta il solito drappello liberale, i radicali, qualche testata come “Il Dubbio” e “Il Riformista”. Ma stiano attenti. Di questi tempi si può sempre metterli in lockdown.