La regione della Ruhr, in Germania, si sviluppa come area per l’estrazione
del carbone durante la Rivoluzione Industriale grazie alla presenza di ampi
e diffusi bacini minerari.
Il maggiore di essi, Zollverein, a nord della città di Essen nel territorio
attraversato dal fiume Escher, è attivo fin dal 1847 e viene chiuso
definitivamente il 23 dicembre 1986 in seguito alla crisi del settore
siderurgico e del comparto estrattivo.
A partire dal 1987, anno successivo alla chiusura, s’innesca un dibattito
durato circa dieci anni, su come riutilizzare l’area dismessa. In questo
lasso di tempo Zollverein viene rilevato dai proprietari e acquisito al
patrimonio pubblico.
La struttura dell’impianto, configurata secondo un andamento a linee
parallele per consentire l’attraversamento dei macchinari per l’estrazione,
il trasporto e il trattamento del minerale, è stata conservata nel suo
assetto originario nonostante una demolizione parziale che risale al 1979.
L’idea del completamento della demolizione viene accantonata e con Decreto
Ministeriale Zollverein è dichiarato monumento della città di Essen.
Nel 1999, l’impianto viene aperto per la prima volta al pubblico per
ospitare una mostra sulla riconversione di edifici industriali promossa
dall’ Emscher Park International Building Exhibition (IBA).
Nel 2001, in seguito ad un concorso internazionale il Masterplan di
riassetto dell’area dismessa, che prevede la sua trasformazione in parco
culturale, è affidato allo studio OMA (Office for Metropolitan
Architecture) guidato dall’architetto olandese Rem Koohlaas.
Il valore emblematico di questi manufatti di archeologia industriale, il
loro portato simbolico, la loro presenza che ha attraversato tre secoli di
storia tedesca persuadono Koohlaas ad orientarsi verso la scelta prevalente
della conservazione e riconversione.
Nel 2002, anche in conseguenza delle scelte del Masterplan ispirato al
riuso dei manufatti l’Unesco inserisce Zollverein nell’elenco dei siti di
archeologia industriale patrimonio dell’Umanità.
A partire dai primi anni 2000 s’intraprende la trasformazione dell’area
dismessa in un grande spazio naturale ed espositivo caratterizzato da una
vasta gamma di attrazioni: storia, cultura, creatività, eventi,
gastronomia, attività per il tempo libero recuperando gran parte delle
architetture industriali presenti.
In particolare, la “laveria” di carbone viene destinata a Museo della Rurh.
L’imponente edificio viene lasciato sostanzialmente intatto nel suo
involucro esterno.
L’intervento di Koolhaas si caratterizza per l’innesto di percorsi di
connessione tra il manufatto e lo spazio aperto del parco. Percorsi che si
snodano anche all’interno dell’edificio in articolate sequenze dagli
efficaci effetti spaziali. Una modalità, questa dell’ architetto di
Rotterdam, già collaudata a partire dal Progetto di Concorso per la
Biblioteca di Francia del 1989 e ancora brillantemente sperimentata
nell’ambasciata dei Paesi Bassi realizzata a Berlino nel 2003.
In anni più recenti viene realizzato dallo studio giapponese di Kazujo
Sejima e Ryue Nishizawa (SANAA) un altro edificio significativo: la School
of Management e Design, mentre viene completata la riorganizzazione
dell’area a parco con l’introduzione di funzioni culturali e legate ad
attività ricreative e per il tempo libero
Si può dire che per Zollverein si è avverato l’auspicio di Willi Brandt,
allora borgomastro di Berlino Ovest, che già nel 1961 affermava: “Il cielo
sopra la Ruhr deve tornare ad essere di nuovo blu!”.