Come ha scritto il Professor Roberto D’Agostino, “il tema della rigenerazione urbana in Europa è antico quanto le città stesse, che sono frutto di continue demolizioni, ricostruzioni e rifunzionalizzazioni. Le evoluzioni dei contesti urbani hanno di fatto ridisegnato interi quartieri e pezzi di città che via via hanno cambiato fisionomia e funzionalità. Negli anni 80 con la chiusura e la delocalizzazione di molte industrie e il trasferimento di alcuni servizi come i mercati, si sono aperti spazi enormi riconsegnati alla città e ai suoi abitanti. Edifici dismessi, fabbriche abbandonate, quartieri degradati, aree sottoutilizzate, possono essere una chance per riorganizzare lo spazio e ridare nuova vivibilità a luoghi decadenti e non più utilizzati. A cui si possono accompagnare processi virtuosi di cittadinanza attiva e politiche ecologiche ed energetiche come ha opportunamente rilevato il Direttore Reggi.
In Europa gli esempi non mancano. A Parigi, la Promenade Plantée, un tracciato ferroviario trasformato in una passeggiata verde davvero suggestiva, ha riqualificato l’intera area urbana generando una rivalutazione di grande valore. Le Olimpiadi del 1992 hanno contribuito a modificare il quartiere della Barceloneta nella capitale catalana. Un grande evento è diventato occasione per convogliare risorse e innescare processi di rigenerazione urbana di grande portata. Altri esempi si possono riscontrare a Dublino, Berlino, Marsiglia e in tante altre città.
Percorsi che hanno coinvolto numerosi protagonisti dell’avanguardia architettonica internazionale.
Si riuscirà a Napoli ad intraprendere strategie condivise da pubblico, privato, associazionismo, realtà locali per promuovere processi significativi di rigenerazione urbana? Bagnoli, Zona Orientale, Porto sembrano poter dire di no. Tuttavia noi ci auguriamo che prevalga il senso di responsabilità, perché su questi temi si giocheranno lo sviluppo economico e il futuro della città intera.